Intervista con @fededeko - Le scuole d'arte dovrebbero preparare al mondo del lavoro?

Y: Raccontaci un po’ di te e del tuo lavoro, il tuo stile artistico e medium prescelto, qualsiasi cosa riguardante la tua arte che ritieni importante. 

F: Buongiorno! Piacere, sono Fede. Ho 25 anni e vengo dalla Toscana, sono una persona abbastanza introversa - spesso mi trovo in difficoltà a iniziare discorsi con gli altri. Effettivamente, quest’attitudine mi ha probabilmente portato a scegliere il mio percorso attuale; da piccola ero quella bambina che stava in un angolino a disegnare, non pensavo neanche lontanamente alla possibilità di uscire con gli altri bambini.

Dopo la Scuola Secondaria di Primo Grado mi sono iscritta al Liceo Artistico e, una volta terminato, mi sono buttata nel pieno di questo ramo lavorativo un po’ particolare. Sono una fumettista, lo ritengo la mia professione principale, anche se ovviamente lavoro spesso a illustrazioni e commissioni per privati. Di recente, sono diventata anche merch-artist!

Per quanto riguarda lo stile artistico, direi che il mio si potrebbe definire come puramente manga; più di un decennio fa ho iniziato con quello e sono rimasta sul classico - diciamo che essendo cresciuta con Dragonball ho sempre avuto un certo interesse nel coltivarlo. Con il passare degli anni, ho continuato poi a svilupparlo e personalizzarlo; penso sia naturale trovare la propria strada con il tempo che passa. Da alcuni è stato definito “euromanga” - io sono semplicemente contenta della strada che ho percorso e del punto a cui si trova il mio stile. 

Il mio medium principale è sicuramente il digitale, anche se ammetto che sia stata un scelta dettata dalla necessità, piuttosto che da una preferenza personale. Il tradizionale, invece, lo vedo molto come una sorta di escapismo, una safety blanket - quando sono stressata tendo a rivolgermi a tecniche tradizionali, come china e acquarello, e mi rilasso quasi subito. In ogni caso, tramite il digitale ho sempre cercato di riprendere ciò che riuscivo a rendere in tradizionale: mi piace molto lo stile “acquarelloso” quindi ho provato a trasportarlo su un medium elettronico. Inoltre, aggiungo che la mia estetica è sicuramente caratterizzata da colori molto tenui e desaturati, mi tranquillizzano. 

 

Y: Com’è il panorama dell’arte nel territorio in cui vivi, o da cui provieni?

F: Ammetto di non aver avuto molte occasioni per ricevere feedback da persone esterne, dato che vivo in un paesino abbastanza sperduto e non partecipo particolarmente alla vita del paese. Detto ciò, so con certezza l’arte non viene vista di buon occhio qui nei dintorni, è considerata una sorta di pagliacciata - mi è capitato più volte di incontrare persone che non avevano idea che il mio fosse un lavoro “vero”. Purtroppo, qui l’arte non è assolutamente concepita come potenziale percorso professionale: la maggior parte delle persone non la ritengono un’opzione plausibile, e rimangono sempre estremamente sorpresi quando si nomina questa possibilità di scelta. Per quel genere di persone, l’idea di lavorare da casa non sta né in cielo né in terra.  Quante volte ho sentito la domanda: “ma come fai a dargli i disegni?

Detto ciò, la situazione sembra trovarsi in un periodo di evoluzione. A seguito del Covid, l’idea del lavorare da casa ha cominciato a diffondersi, ma solo ed esclusivamente secondo la nozione di “lavoro telematico” - non in quanto smartworking vero e proprio. Inoltre, chi lavora da casa viene sempre visto come disponibile, come se non fosse effettivamente impegnato a lavorare; ciò significa che anche il weekend viene considerato come tempo da riempire, e non giorni di riposo. 

Sorprendentemente, ho avuto modo di notare qualche sviluppo a riguardo nel mondo di Twitch. Essendo che sulla piattaforma è possibile visionare le schedule degli streamer, molte persone accettano il fatto che i creators stiano lavorando perché hanno la prova visiva di ciò.

Mi capita spesso di ricevere commissioni o progetti da clienti che svolgono lavori “normali” e che magari si trovano in ufficio dalle 8 della mattina alle 6 di sera - purtroppo, questo comporta che molte delle loro richieste di modifiche mi vengano poste quando ormai anche la mia giornata di lavoro è terminata - trovo messaggi alle 11 di sera, sovente con richieste da risolvere entro il giorno successivo.

 

Y: Cosa ti ha spinto ad entrare nel mondo dell’arte digitale? Come hai cominciato il tuo percorso artistico? Raccontaci del tuo corso di studi. Hai studiato qualcosa di specifico riguardante l’arte o il tuo interesse è nato da altro?

F: È iniziato tutto quando ero molto piccola, ero la tipica bambina che passava ogni singola ora a disegnare, piuttosto che a socializzare. Più precisamente, durante il periodo delle elementari ricopiavo immagini prese da Garfield, passando poi a diversi fumetti famosi al tempo: da Oliver & Company a Paperino. Dalla scuola secondaria di primo grado ho cominciato a disegnare persone: sentivo la vera e propria necessità di disegnare umanoidi, vedendoli spesso in televisione grazie a Dragonball e One Piece. Non nego che la Mediaset mi abbia aiutato molto, tramite i programmi che mandava in onda ho potuto prendere spunto e sperimentare questo benedetto stile manga che mi sono costruita attorno. Successivamente, mi sono iscritta al Liceo Artistico con specializzazione in Arti Figurative; nella mia mente speravo che ci fossero dei corsi dedicati al fumetto, o almeno qualche materia che potesse insegnarmi qualcosa di più sull’ambito, ma purtroppo non fu così. 

Il Liceo che ho frequentato aveva una caratteristica precisa: gli studenti sceglievano un indirizzo principale da frequentare per due anni, avendo poi l’opportunità di approfondire, o cambiare indirizzo, negli anni successivi. Le arti figurative mi interessavano particolarmente, ma purtroppo ci hanno spinto a disegnare solo nature morte per i primi anni, cosa che mi annoiava tantissimo. Successivamente, ho deciso di intraprendere l'indirizzo Audiovisivo e Multimediale e l’ho trovato profondamente stimolante e molto più dinamico: disegnavamo storyboard, studiavamo la storia del cinema e le pratiche ad esso legate. Ci siamo soffermati a lungo sull’inquadratura e le composizioni - insegnamenti che tutt’ora mi aiutano moltissimo quando leggo le sceneggiature con cui lavoro nella mia professione attuale. La ciliegina sulla torta? Ho avuto l’opportunità di scrivere la mia tesina completamente sul manga di One Piece!

Dopo il liceo avrei voluto diventare fumettista, anche se all’epoca ero convinta che fosse un lavoro che esisteva solo in Giappone - motivo per cui mi ero fatta tantissimi programmi per andare là a studiare tramite il servizio di GoGoNihon. Nel frattempo mi sono iscritta alla Lucca Manga School, dove ho studiato per i due anni del biennio. Il corso che ho frequentato era dedicato alle strutture delle tavole e delle storie: due aspetti che sono piuttosto complessi da apprendere quando si è autodidatti, in quanto raramente si trovano tutorial a riguardo. Inoltre, grazie alla Lucca Manga School ho avuto l’occasione di incontrare molti fumettisti italiani, le quali esperienze mi hanno aiutato non poco.

In tutto questo sono anche riuscita a scrivere un Webtoon! È composto da circa 200 pagine, l’equivalente di un volumetto - posso dire che grazie a questo progetto ho avuto modo di vivere la mia prima esperienza con le scadenze. Al tempo lavoravo in biblioteca e mi ero ripromessa di disegnare tre pagine alla settimana, non nego di aver fatto veramente fatica, ma alla fine ci sono riuscita. Il progetto è stato pubblicato su Tapas, dove ho pubblicato altre 3 storie e un progetto scolastico singolo, autoconclusivo e revisionato da un editor giapponese.

Ho quindi poi deciso di propormi a case editrici diverse, e siamo arrivati ad oggi.

 

Y: L’arte è un ambito impegnativo, seppur estremamente soddisfacente. Che impatto ha avuto sulla tua vita fino ad ora?

F: Da un punto di vista sociale, il mondo dell’arte mi è stato di grandissimo aiuto. La maggior parte delle mie attuali amicizie provengono da quei meravigliosi gruppi facebook di una volta. Al tempo, esistevano dei gruppi Facebook dedicati a singoli argomenti estremamente specifici, cosa che rendeva molto semplice trovare persone  con cui legare - crescendo, ho compreso che l’amicizia non deve per forza basarsi su un singolo interesse, ma al tempo mi sono stati estremamente utili. Penso che avere amici all’interno di un ambiente così ampio come il settore artistico sia di fondamentale importanza per chiunque, ancora di più se si tratta di professionisti che praticano da casa e che, quindi, non hanno esattamente l’occasione quotidiana per interagire con i propri colleghi. 

Inoltre, quest’anno ho cominciato a partecipare alle fiere come standista! Questa nuova attività mi ha permesso di conoscere moltissime persone e, soprattutto, mi ha reso molto più “sociale”. È una situazione che ti mette nella condizione di diventare il volto di ciò che fai, oltre alla cassiera, al commercialista e all’addetta alle vendite della tua stessa attività. Penso che conti come un’importantissima esperienza di vita. A seguito di questo sviluppo, ho notato come sia nato gradualmente un equilibrio tra le due parti della vita di un artista del mio genere: durante la settimana si passano ore ed ore a casa da soli, lavorando in solitudine, mentre nei weekend fieristici si diventa animali sociali e ci si dedica completamente alle interazioni interpersonali.

 

Y: La tua arte ti permette di sostenerti economicamente? 

F: Al momento pratico diverse professioni contemporaneamente: l’illustratrice per privati, la fumettista e la standista nelle fiere. Nonostante queste attività, direi che non riesco ancora a mantenermi completamente.

La situazione è molto traballante essendo che i compensi cambiano da mese a mese, non si ha mai modo di fare progetti “in grande”, non sapendo se il mese successivo si avrà abbastanza liquidità per permetterseli. Parlo, però, da persona che lavora nell’ambiente italiano, dove uno stipendio fisso per i fumettisti non esiste

Al contrario, lavorando con l’estero c’è la possibilità di ottenere un compenso fisso mensile - soprattutto quando si tratta di clienti francesi o americani.

Molti problemi nell’ambito nascono dal fatto che la maggior parte dei nuovi fumettisti non è al corrente di come funziona l’ambiente professionale, e quindi viene sfruttata dalle case editrici. Ovviamente, è un problema dell'Italia, all’estero la situazione è completamente diversa.

 

Y: Hai mai avuto problemi riguardanti il copyright e la sua gestione? 

F: Di situazioni gravi non ne ho vissute, fortunatamente.

Mi è capitato spesso, però, di trovare le mie art utilizzate come foto profilo senza crediti, oppure postate sui “fan-account” dedicati a personaggi specifici, sempre su Instagram.

Purtroppo, a moltissimi dei miei amici è successo che i loro design venissero rubati per essere poi caricati su Aliexpress e venduti da terze parti - ho compreso che, tendenzialmente, succede perchè postano i propri design su Etsy e su piattaforme in cui rimangono sempre visibili; di conseguenza, i malintenzionati hanno tutto il tempo del mondo per rubare i design. Per tutelarmi, ho deciso di pubblicare i miei design solo su Instagram e Ko-fi, e solo per il periodo del preordine. 

 

Y: Sei favorevole all’uso della tua arte da parte delle Intelligenze Artificiali per arricchire il loro database?

F: L’intelligenza artificiale è uno strumento dalle sfumature molto complesse, secondo me dipende tutto da come viene utilizzata. Di base, il fatto che utilizzi arte altrui per generare i propri risultati non mi va troppo a genio - avrei un’opinione migliore se avessi la prova che utilizza, invece, solo lavori di artisti che hanno dato un’autorizzazione personale. Dovrebbe essere creato un servizio tramite il quale dare o meno l’autorizzazione di usare la propria arte - come le canzoni royalty free, ma per l’arte. Ovviamente, sarebbe l’ideale se ci fosse un modo per far sì che le IA non rubino i lavori altrui, la maggior parte degli artisti non vuole vedere pezzi della propria arte dentro a dei risultati generati artificialmente.

In ogni caso, penso che utilizzare l’IA come reference privata, senza postarla da nessuna parte e senza ricevere un compenso, sia una pratica piuttosto innocua. Il problema attuale è che sempre più persone si spacciano per artisti veri e propri, utilizzando però questa tecnologia per generare i propri lavori, addirittura vendendoli a persone ignare della situazione.

Non si tratta più dei filtri di una volta, in cui si scattava una foto e la si rendeva un fumetto o un’opera di Van Gogh, la situazione attuale è molto più grave - più si parla di una cosa, più la si rende famosa. Calcolando l’opinione del pubblico e l’utilizzo che ne fanno le aziende, questa vicenda sembra peggiorare ogni giorno di più.

 

Y: Cosa cambieresti del panorama artistico attuale se potessi? Cosa ti aspetti dal futuro dell’arte?

F: A seguito delle esperienze che ho avuto, posso dire che mi piacerebbe se ci fosse molta più informazione e trasparenza. Abbiamo visto che la mentalità, a piccoli passi, sta cambiando - ma purtroppo manca ancora la serietà riguardante la professionalità in questo ambiente. Nelle scuole si dovrebbe insegnare agli studenti come analizzare e comprendere i contratti proposti nel mondo del lavoro - va bene insegnare a fare il “disegnino”, ma è fondamentale trasmettere i valori del rispetto, e quindi spiegare anche quando rifiutare una proposta lavorativa, magari proporre degli stage o degli apprendistati, delle occasioni per fare esperienza nell’ambito! Manca questo aspetto del corso di studi, non viene proprio calcolato dai professori, sebbene sia di basilare importanza. Gli studenti vengono lasciati a se stessi e finiscono col firmare contratti che non sanno essere scorretti. Personalmente, tutto ciò che so adesso mi è stato trasmesso da colleghi che hanno più esperienza di me.

Questa situazione va risolta.

Per il resto mi aspetto molti più progetti underground, e sono sicura che ci saranno sempre più artisti che riusciranno a cavarsela da soli tramite progetti autofinanziati - confido che le self-area si riempiranno di persone.

 

Y: Che ne pensi della gestione delle artist alleys in fiera al giorno d’oggi? Ci sono esperienze che vorresti condividere con noi?

F: Non ho troppa esperienza nell’ambito, essendo che sono nell’ambiente solo da un annetto. Fortunatamente, esistono alcune Artist Alley che sono gestite veramente bene: hanno la propria zona e gli organizzatori sono responsabili, non fanno storie, danno le informazioni corrette e richiedono di rispettare gli orari e le regole - inoltre, danno spazio vero e proprio agli artisti e li valorizzano molto bene. Vorrei che ce ne fossero di più così!

Dall’altro lato, ci sono molte Artist Alley che invece non agevolano l’artista, gli mettono i bastoni tra le ruote, sono organizzate “a caso” - insomma, rendono ovvio che per gli organizzatori conta solo la quantità e non la qualità. Gli artisti devono vendere un rene per prendere il posto in fiera, e poi si trovano accanto standisti che vendono prodotti comprati su Aliexpress o “opere” generate dall’IA e che vengono trattati meglio. Spero che in futuro la situazione cambi. 

Detto ciò, in fiera ho avuto modo di notare che ci sono moltissime persone interessate all’arte! Sembrano apprezzare molto il contatto con l’artista, avendo inoltre l’occasione di conoscerlo direttamente di persona - l’ambiente che si crea è molto carino! Poter interagire con i clienti mi dà una botta di adrenalina e di autostima assurda. In ogni caso, è ancora una cosa un po’ nuova, ci vorrà tempo per capire come farla funzionare al meglio.

 

 

Ringraziamo moltissimo Fede per aver partecipato all'intervista!

Nel caso foste interessati ai suoi lavori, potete trovarla su Instagram come @fededeko.

Per qualsiasi dubbio o quesito riguardante la gestione del Copyright e la tutela delle vostre opere, vi ricordiamo che il team di Rights Chain è sempre a vostra disposizione! Vi auguriamo una buona domenica!

Yako.

A proposito dell'Autore o Autrice

Yako

Yako

Articolista, (Lui/Loro)

Content Creator in ambito cosplay, gaming e animazione. Con un diploma in lingue straniere e una grande passione per la cultura orientale, scrive di diritto d’autore per proteggere i lavori di artisti e giovani menti. Cosplayer dal 2015, Yako è un sostenitore dell’identità di genere e dello sviluppo della propria creatività tramite attitudini personali: che siano giochi di ruolo, cosplay o scrittura.