Quando si tratta di qualità nelle fiere del settore, l'Estero supera l'Italia? - Un paragone.

Se avete avuto modo di leggere gli ultimi articoli pubblicati sul blog di Rights Chain, sarete già al corrente dell'opinione della maggior parte degli artisti per quanto riguarda la gestione delle fiere del fumetto italiane. Non è una novità che i veterani di questo ambiente, così come i nuovi frequentatori, abbiano una considerazione poco positiva dell'organizzazione presente all'interno del settore. Coloro che bazzicano l'ambiente da anni sono ormai abituati alle metodologie e alle mancanze perpetrate dagli organizzatori, mentre i partecipanti più giovani rimangono ancora meravigliati di fronte alla novità della situazione in cui si trovano - ma non ci vorrà molto prima che si accorgano di tutto ciò che non va.

Il motivo alla sorgente del malcoltento riguarda principalmente una delle lamentele, in questo caso giustificate, più antiche del mondo: i prezzi. Non si possono pretendere 25 euro per un biglietto per un singolo giorno di fiera quando, solo pochi anni fa, le fiere costavano al massimo 15 euro. Il problema fondamentale, per essere precisi, non risiede all'interno del costo menzionato, bensì nella scarsa qualità che molte fiere odierne offrono - un prezzo simile è valido solo nel momento in cui vengono offerte motivazioni che giustificano la spesa.

Al giorno d'oggi, la stragrande maggioranza delle fiere del fumetto propone la stessa selezione di stand e venditori (spesso proponenti prodotti contraffatti, ma è un discorso per un'altra occasione), eventi giornalieri sempre uguali, ospiti ripetitivi e una generale mancanza di rispetto nei confronti di coloro che, effettivamente, portano una grande quantità di pubblico: gli artisti. Solo di recente hanno cominciato a diffondersi seriamente le Artist Alley; la novità è stata ben recepita da parte dei frequentatori, entusiasti di poter finalmente acquistare merchandise personalizzato, sebbene gli organizzatori sembrino infastiditi da questo sviluppo.

L'Italia si dimostra sempre estremamente orgogliosa del proprio patrimonio artistico, ma quando si tratta di giovani artisti in cerca di sbocchi lavorativi, esperienze formative e un minimo di guadagno per poter andare avanti, improvvisamente "l'arte non è un vero lavoro". Questo pensiero è pericolosamente diffuso all'interno della vita di tutti giorni, almeno in ambienti creativi come le fiere la situazione dovrebbe essere diversa. Non ci si è ancora resi conto di quanto siano fondamentali delle artist alley ben organizzate; accade troppo spesso che non si trovi posto per gli artisti all'interno dei padiglioni, o che siano posizionati in aree "dimenticate da dio" che non promuovono gli affari, che vengano ignorati e trattati come bambini da parte degli organizzatori - un comportamento simile non è accettabile. Se non viene utilizzata la stessa attitudine con gli standisti, perché ci si sente in diritto di trattare così gli artisti?

Quando si tratta di fiere estere, invece, la situazione è radicalmente diversa.

La cultura delle fiere del fumetto al di fuori dell'Italia è, giustamente, completamente diversa - ogni nazione ha le proprie abitudini e le proprie preferenze, il che non rende una metodologia migliore di un'altra, solo generalmente differente. In Giappone, per esempio, la presenza degli artisti è notevolmente fondamentale: durante la maggior parte degli eventi appartenenti a questo settore, vengono dedicati interi padiglioni solo ed esclusivamente alle artist alley. In Europa non siamo ancora a questi livelli, ma sia in Germania che in Francia si presta una certa attenzione al settore creativo e artistico all'interno delle convention. Il DoKomi di  Düsseldorf presenta l'artist alley più grande d'Europa, ospitando più di 750 artisti, mentre il Japan Expo di Parigi è rinomato per la vasta selezione di stand artistici offerti. 

La professione dell'artista, almeno quando si tratta di fiere del fumetto, viene riconosciuta e rispettata in quanto tale - le menti creative presenti all'interno delle artist alley non sono dei "tappabuchi" per riempire il padiglione dove rimane spazio, sono degli asset di estremo valore per il miglior esito dell'evento. Gli organizzatori prestano attenzione ai giovani artisti presenti, si premurano che vada tutto per il meglio e che i presenti si stiano godendo l'evento - l'esperienza finale tende ad essere spesso positiva.

Questo, ovviamente, non significa che sia tutto rose e fiori: i problemi si presenteranno sempre all'interno di situazioni simili, soprattutto quando ci si deve giostrare con un ingente quantità di persone, sia dal punto di vista dei frequentatori che da quello degli organizzatori. Ricordiamo, inoltre, che il nostro intento non è di spiegare perchè l'Estero sia migliore dell'Italia o altri pensieri del genere: vogliamo solo ed esclusivamente sottolineare la diversa attitudine di fronte a questo argomento. 

A proposito dell'Autore o Autrice

Yako

Yako

Articolista, (Lui/Loro)

Content Creator in ambito cosplay, gaming e animazione. Con un diploma in lingue straniere e una grande passione per la cultura orientale, scrive di diritto d’autore per proteggere i lavori di artisti e giovani menti. Cosplayer dal 2015, Yako è un sostenitore dell’identità di genere e dello sviluppo della propria creatività tramite attitudini personali: che siano giochi di ruolo, cosplay o scrittura.