Crisi, paura e piattaforme ad-based: come aiutare la propagazione di fake news

Qualsiasi “scam” supportato da una Fake News necessita di un elemento essenziale: reputazione. E, in questo caso, la reputazione è decisamente difficile da contestare.

Durante la pandemia del nuovo Coronavirus abbiamo tastato con mano il problema della reputazione e della credibilità delle notizie. Con rapporti divergenti, dati incoerenti, opinioni contrastanti e un metodo di esposizione tra i peggiori della storia della comunicazione, la verità è che oggi – ancora – non è chiaro in che punto siamo.

Da un punto di vista di comunicazione mediatica c’è stato un proliferare di allarmismo che, invece di comunicare informazioni alla popolazione, ha in realtà scatenato l’esatto opposto di quello che serve in un periodo di crisi: diffidenza totale del sistema. Le opinioni su questo fattore, tuttavia, non sono oggetto di questo post.

Nello stesso momento sono letteralmente esplose le teorie di complotti internazionali e truffe. Tra le mie preferite, e quelle con cui mi sono scontrato più spesso, il 5G finalizzato al controllo delle menti oppure (anche se di minore enfasi) che favorisce la diffusione del coronavirus.

Curiosamente, una cosa accomuna le notizie dei media tradizionali a quelle dei siti di complottismo: l’assoluta mancanza o inaccuratezza delle fonti delle informazioni. Corrediamo poi l’articolo con una foto di ancora più dubbia provenienza e la notizia è pronta per essere diffusa.

A questa condizione aggiungiamo la facilità – e la totale mancanza di moderazione – dei social media, che consentono la propagazione di Fake News oppure – cosa a mio parere estremamente più grave – la facilità con cui è possibile pubblicare annunci di truffe o scam.

Prendiamo, per esempio, questi ingredienti:

  • una pandemia globale
  • l’instabilità del sistema economico mondiale causata da essa
  • la paura delle persone riguardo la situazione attuale
  • il bisogno delle persone di un sostentamento economico

Rappresentano un terreno fertile ideale per una truffa.

Quali strumenti utilizzare?

  • Blockchain: perché cosa può risolvere il problema mondiale se non questa tecnologia?
  • i sistemi di “advertising” delle piattaforme social media
  • account falsi su piattaforme di “Contenuti Generati da Utenti”

Per finire serve uno sponsor forte, dalla reputazione e credibilità intaccabili.

  • Anonymous collective

Mischiamo tutto quanto insieme, che cosa ne viene fuori?

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Questa pubblicità è iniziata ad apparire sulla mia timeline di Facebook a inizio Marzo, e sebbene le prime volte io l’abbia clamorosamente snobbata, a distanza di due mesi continua ad apparire sistematicamente un paio di volte al giorno.

Un paio di settimane dopo la sua prima apparizione ho deciso di approfondire la questione. Quindi proviamo ad analizzare la meccanica di questa notizia.

Intanto ricordiamo che solo nel 2019, secondo il WallStreet Journal, le truffe basate su tecnologia Blockchain e criptovalute hanno avuto un giro d’affari (illecito, giusto per ribadirlo) di 4 miliardi di dollari. O che il 80% delle ICO (“Initial Coin Offering”) condotte nel 2017 erano truffe.

Ma torniamo alla fake news del momento.

Il titolo della apparente notizia “News Flash” in realtà porta a una pagina di My Shopify, una piattaforma che consente la creazione di piattaforme e-commerce in modo rapido e veloce. Bastano pochi click.

E nessuna verifica.

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Questo è il risultato della pagina aperta. Ci troviamo davanti ad una pagina di “CNN Money” che riporta la notizia di come questo sistema realizzato dal collettivo Anonymous sia stato rilasciato al pubblico, per consentire guadagni straordinari grazie alle criptovalute.

Per chi fosse più avvezzo alla parte tecnica, in alto – accanto al lucchetto che garantisce la sicurezza del sito – si vede l’indirizzo della pagina: SEO porn allo stato puro. Un’altra cosa che vale la pena di far notare, è che l’indirizzo della pagina non appare se viene aperto su un telefono cellulare o nell’applicazione di Facebook, dal momento che consumerebbe spazio inutilmente.

La pagina è realizzata in modo decisamente curato, riporta anche delle notizie recenti su eventi di carattere generale, il tutto ovviamente per far passare la pagina per quanto più credibile possibile.

Ripercorrendo la cronologia delle ultime settimane, ho ripescato una serie di altri esempi della stessa pubblicità notando che le piattaforme predilette per questo tipo di attività fossero My Shopify e Medium, riconoscendo tuttavia che la seconda (Medium) avesse rimosso i contenuti entro breve tempo (1-2 giorni) mentre i domini fasulli su My Shopify sono rimasti attivi per settimane.

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Ma l’immagine (perché parliamo di un vero e proprio furto d’immagine) di Anonymous viene utilizzata anche sulla piattaforma YouTube che riporta sotto il nome di “Anonymous Anonsystem” il filmato descrittivo di come utilizzare la “dashboard” della piattaforma.

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Cosa potrebbe mai andare storto?

Questo.

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Il 18 aprile 2020 la notizia diventa una notizia sul portale dedicato alla finanza di Yahoo, ed è tutt’ora online.

(https://rgts.ch/RNKI5fJCTab licenza)

Nei giorni scorsi ho cercato nei canali ufficiali del gruppo Anonymous informazioni circa questo fantomatico sistema da loro promosso (PAGANDO) Facebook, tuttavia non ho trovato nessuna evidenza di una correlazione tra il gruppo attivista e il progetto.

Considerazioni

Costruire una fake news non è indubbiamente un lavoro facile. Una cosa che va detta di chi crea certi sistemi è che sono organizzazioni incredibilmente innovative.

In alcuni eventi e conferenze ho usato il termine “innovatori compulsivi”.

Hanno a disposizione una quantità infinita di strumenti tecnologici che consentono loro di creare siti e pagine che hanno tutto il look and feel dei media ufficiali, per non parlare di soluzioni che hanno avuto un hype mediatico talmente grande da essere strumenti perfetti per organizzare truffe e scam.

Le piattaforme di gestione dei contenuti creati da utenti (o “User Generated Content Platforms”) hanno una massa di dati talmente elevata da gestire che delegano il lavoro a sistemi di intelligenza artificiale che, tuttavia, hanno un indice di riscontro bassissimo. E lo si vede nella facilità con cui vengono attraversati questi “filtri” con piccole astuzie.

Aggiungiamo la facilità con cui è possibile usare l’immagine di un influencer come potrebbe essere, dal passato, Bill Gates, Elon Musk o, in questo caso, il collettivo Anonymous. Tanto chi controlla? I sistemi di intelligenza artificiale, no di certo.

Come ciliegina sulla torta possiamo aggiungere la mancata verifica delle notizie da parte delle persone, ormai abituate a non poterlo fare, grazie ad un sistema mediatico sostanzialmente privo di qualsiasi verifica a sua volta. E l’articolo su Yahoo Finance dimostra esattamente questa tendenza – che non è una tendenza solo dello stivale.

La considerazione che mi sento di fare dopo questa analisi, è che il problema non è nelle tecnologie utilizzate, ma nel metodo in cui queste vengono implementate nei sistemi. Ma se continuiamo a urlare “al lupo, al lupo” decantando una tecnologia come la “panacea di tutti i mali”, allora rischiamo seriamente – come già sta accadendo – che quando sarà il momento di usarla per qualcosa di buono e giusto, finiremo per non fidarci. O non attribuire alcun valore ad essa.

A proposito dell'Autore o Autrice

Sebastian Zdrojewski

Sebastian Zdrojewski

Founder, (He/Him)

Ha lavorato per 25 anni nel settore IT affrontando problemi di sicurezza informatica, privacy e protezione dei dati per le aziende. Nel 2017 fonda Rights Chain, un progetto che mira a fornire risorse e strumenti per il copyright e la protezione della proprietà intellettuale per i creatori di contenuti, gli artisti e le imprese.