Non ci è mai importato. E continua a non importarci. Black Lives Matter.

Sono sempre stato molto combattuto dallo scrivere un post di questo genere, tuttavia ogni tanto dare la propria opinione è necessario per fugare qualsiasi dubbio. Da un lato perché abbiamo sempre fatto tutto in modo che il codice etico di Rights Chain fosse un modus vivendi imperturbato. Dall’altro perché fare certe affermazioni, talvolta, pare essere una mossa di marketing per emergere sopra le controparti, un modo per dimostrare quanto si è “politically correct”.

Viviamo un periodo in cui il susseguirsi di situazioni mettono a dura prova la fiducia della società nei confronti delle sue istituzioni. Istituzioni nate per assicurarsi l’equità e la correttezza nei confronti di tutti e la parità dei loro diritti.

Quello che sta accadendo oltreoceano ha assunto proporzioni storiche senza precedenti.

A nome di Rights Chain, sono qui a riportare che la nostra posizione è quella che è sempre stata: non ci è mai importato, e continua a non importarci.

Non ci importa quali siano le origini di un Autore o Autrice. Non ci interessa sapere quali siano le loro preferenze personali, politiche o religiose. Non ci interessa il colore della loro pelle.

Quando vediamo un Opera artistica, quello che osserviamo è quello che quella persona riesce a trasmetterci con il proprio lavoro, la propria creatività, le proprie capacità. Ed è una cosa personale, un punto di vista unico che non ha etnia, non ha sesso.

Se dovesse nascere interesse per un Autore o un’Autrice, è per conoscere le ragioni che li hanno spinti a realizzare un certo tipo di Opera, per sapere la loro storia, per imparare qualcosa dalla loro cultura.

Perché è proprio grazie alla diversità culturale che oggi possiamo apprezzare dei capolavori, siano essi illustrazioni, fotografie, romanzi, fumetti o film.

Le uniche ragioni che ci portano a sapere delle origini di un Autore o un’Autrice, è per essere sicuri di poter offrire un servizio che li tuteli in qualità di persone che hanno pari diritti al diritto d’autore e alla protezione della loro proprietà intellettuale e creatività. Quando avviene un rifiuto di questo genere, è solo ed esclusivamente basato su questa scelta, mai per altre ragioni.

Certo, esistono dei limiti di ammissibilità ai comportamenti. Limiti imposti dalla libertà del prossimo e da leggi che sono uguali per tutti. O che dovrebbero esserlo per tutti, come stabilito dalla Carta dei Diritti Umani.

Così come la cultura e l’arte non hanno una connotazione razziale, non ce l’ha nemmeno il crimine.

Pensare di togliere il diritto di condivisione del pensiero, della cultura, la libertà di espressione al prossimo sulla base della loro etnia, origine o pensiero, sarebbe come iniziare a fare roghi con tutto ciò che la cultura ci ha donato fino ad oggi.

Non abbiamo mai pubblicato nulla in materia perché non ci è mai importato e continua a non importarci, perché mettere una “etichetta” su una persona per condividere la nostra visione di “supporto all’equità” tra generi e persone. Perché riteniamo che il solo “etichettare” un individuo sia profondamente sbagliato. Ed è ancora più sbagliato far notare di accettare quelle diversità per finalità di marketing.

Come individui abbiamo la libertà di pensare quello che riteniamo sia più giusto, così come abbiamo la libertà di condividere il pensiero di qualcun altro. Ma abbiamo l’obbligo morale di rispettare il pensiero altrui, fintanto che questo non cade negli estremi di violazione dei Diritti Umani.

Diritti Umani, di tutti, non ad personam.

Altrettanto non condividiamo l’agire di coloro che diffondono fake news o altre informazioni atte ad aumentare l’agitazione sociale o provocare situazioni pericolose. La comunicazione nell’era dei social media è diventata una cosa incredibilmente fragile.

Come nitroglicerina maneggiata da persone inesperte rischia di causare danni collaterali anche quando si cerca di fare del bene.

La strumentalizzazione delle informazioni sui social media, unita alla diffidenza nei confronti delle istituzioni e la manipolazione che viene fatta delle informazioni per fini politici è diventata una miscela esplosiva altamente instabile.

Quindi no, non ci importa e non ci è mai importato.

E non cambieremo questo approccio.

Perché per noi è sempre stato: “chi crea vale”.

Sebastian Zdrojewski

Founder, CEO, Rights Chain Ltd.

Disclaimer

Per la natura della sua delicatezza e del contenuto, questo comunicato stampa è stato registrato nel nostro registro per garantire la sua integrità. La versione scaricabile via PDF sarà disponibile a breve.

Firma digitale: https://rgts.ch/IIPP6No3WUL

 

A proposito dell'Autore o Autrice

Sebastian Zdrojewski

Sebastian Zdrojewski

Founder, (He/Him)

Ha lavorato per 25 anni nel settore IT affrontando problemi di sicurezza informatica, privacy e protezione dei dati per le aziende. Nel 2017 fonda Rights Chain, un progetto che mira a fornire risorse e strumenti per il copyright e la protezione della proprietà intellettuale per i creatori di contenuti, gli artisti e le imprese.