Addio standard industriali e di mercato, lunga vita ai monopoli e alle soluzioni proprietarie

Forse sono solo io a pensarlo, eppure Internet è radicalmente cambiato nell'ultima quindicina di anni, e sta cambiando in peggio.

Prima del 2000 (perché comincio ad avere un po' di anni) Internet andava avanti grazie a standard condivisi e utilizzati a livello internazionale.

Grazie a gruppi di lavoro che affrontavano un problema pratico abbiamo avuto innovazioni come 802.3, più comunemente detto Ethernet, e tutti i derivati come il WiFi e le reti LAN aziendali. O i protocolli di routing, o altre amenità come quello che oggi prendiamo per scontato: il World Wide Web, il linguaggio "markup" HTML (che non è un linguaggio di programmazione), il protocollo HTTP, la posta elettronica.

Tutto partivada un problema pratico: quello di permettere essenzialmente a chiunque di comunicare, scambiare dati, poter creare soluzioni proprie e comunque riuscire a interloquire con quelle di un altro gruppo di lavoro.

Pensiamo solo alla posta elettronica: più di 333 miliardi di e-mail vengono scambiate ogni singolo giorno grazie a un protocollo il cui RFC1 è stato pubblicato per la prima volta nel Novembre 1981, poi migliorato ed esteso negli anni in base alle esigenze di mercato.

Uno standard di mercato nato da un individuo che affrontava un problema e proponeva una soluzione, successivamente adottata da tutti, migliorata da molti.

Potremmo dire la stessa cosa di HTTP, il protocollo che utilizziamo ogni giorno per accedere ad App, siti Internet, servizi aziendali, chi più ne ha più ne metta. Il problema? Condividere documenti scientifici attraverso una rete fatta di sistemi differenti, e consentire a chiunque di accedere a questi "ipertesti" che potevano contenere testo, immagini, persino filmati (che a quell'epoca era solo un miraggio). Correva l'anno 1989.

Si partiva da un problema pratico: condividere la consocenza e la possibilità di comunicare.

Man mano che il potere dei giganti della tecnologia è incrementato, questo approccio di condivisione è cambiato radicalmente, ed è peggiorato considerevolmente: in soldoni, tutto è cominciato ad andare giù nello scarico.

Mascherati dietro azioni filantropiche come "abbiamo creato questa cosa, e la mettiamo a disposizione del pubblico", i colossi tech stanno spingendo e invadendo il mercato di soluzioni proprietarie su cui hanno dominio assoluto. E se non è assoluto, è solo perché non abbiamo avuto modo di vederlo ancora.

Prendiamo Google Chrome per esempio: è il browser più utilizzato al mondo, con un market share del 62,58% a Giugno 2023, seguito da Safari e il suo 20,47%. Nel 2001 Microsoft Corporation è stata massacrata dall'Antitrust americana per aver mantenuto un monopolio di mercato illegale. La causa: la presenza di Internet Explorer sulle macchine e sulla dissuasione degli utenti all'uso di applicazioni come Netscape Navigator o applicazioni come Java.

Eppure, nessuno sembra trovare problematica l'incidenza di Google Chrome e del retaggio che si ha verso questo browser, con siti o applicazioni che, addirittura, possono operare solo ed esclusivamente grazie a questa applicazione per via di "funzionalità disponibili solo al suo interno". Un alienamento lento e feroce che ha fatto sì che le applicazioni web, oggi, siano sviluppate "chrome-first" e magari, se proprio abbiamo voglia, anche per gli altri.

E non è stata la fine.

Lentamente Google ha costretto aziede e Pubbliche Amministrazioni a utilizzare i propri servizi.

Google DNS (8[.]8[.]8[.]8) è il servizio più utilizzato al mondo, essendo addirittura considerato quello "che funziona meglio". Pochi, o nessuno, si pone il problema che grazie a questo servizio, il gigante dei motori di ricerca è in grado di profilare il comportamento degli utenti su Internet. Perché comunque l'attenzione è rivolta a Google Analytics (recentemente bannata anche in Svezia) che sei obbligato ad utilizzare a scapito del ranking all'interno delle ricerche. O ancora l'imposizione di adottare "https" per la "protezione dei siti Internet" pena sempre il de-ranking del proprio sito nelle ricerche del proprio motore di ricerca.

Lentamente Google ha contaminato Internet al punto da rendere l'Europa e gli Stati Uniti legati mani e piedi alle decisioni di una singola azienda che vive di raccolta, profilazione e trattamento di dati di, tecnicamente, tutta la popolazione di suddetti continenti.

Continenti.

E non apro nemmeno il capitolo su Android, però provate a comprare una televisione che non abbia l'assistente vocale a bordo.

Per fortuna c'è il Open Source, fonte reale di innovazione, in cui i gruppi di lavoro affrontano problemi, creano soluzioni che poi vengono pubblicamente messe a disposizione del pubblico generale.

Eppure, questo pubblico generale, spesso non è in grado di utilizzare le soluzioni Open Source per il semplice motivo che richiedono una maggiore conoscenza tecnica, creando quindi una forte barriera d'ingresso alla loro adozione.

Ma, anche in quel caso, abbiamo dei casi in cui le grandi aziende alla ricerca di dominio e sottomissione del mercato, riescono a trovare un modo per soggiogare progetti innovativi.

L'esempio lampante è di sicuro IBM con la sua acquisizione di RedHat per la modica cifra di 4,6 miliardi di dollari.

TL;DR: RedHat è una distribuzione Linux tra le più utilizzate (all'epoca) nell'ambito aziendale, a cui erano associati i progetti CentOS e Fedora. Tra chi odiava o amava2 la soluzione, il livello di adozione di queste edizioni era comunque sostanziale. Chi bazzica il mercato da almeno 20 anni aveva già fiutato la puzza di bruciato e iniziato a cercare alternative solo per constatare che la sensazione fosse corretta: niente più condivisione, il colpo di grazia al codice sorgente aperto di RedHat (quindi CentOS) non sarà più disponibile.

Tutto questo ha impatti che vanno al di là delle preoccupazioni del pubblico generale, eppure interessa il pubblico generale molto più di quanto sia dato a vedere.

L'oligarchia tecnologica che stiamo vivendo ha impatti massicci che riassumo in queste categorie.

Innovazione & Creatività

L'innovazione sta lentamente venendo meno mentre il mercato è inondato di inutili cambiamenti finalizzati esclusivamente alla schiavizzazione del pubblico generale a profitto dell'azienda che impone tali cambiamenti.

Senza contare il fatto che il maggiore apporto a queste piattaforme arriva proprio dal pubblico generale che le utilizza. Basti pensare alla fonte del valore reale di piattaforme come Spotify, Instagram o Twitter: senza contenuti, queste piattaforme non avrebbero nulla.

Basterebbe anche guardare quanti prodotti commerciali contengono soluzioni open source accuratamente confezionate per erogare servizi che generano milioni di euro di fatturato ogni mese3.

Privacy

Nell'era in cui Intelligenza Artificiale è padrone e sulla bocca di tutti, il suo utilizzo è principalmente orientato alla profilazione degli interessi e dei comportamenti delle persone. Questo non solo ha ripercussioni su una persecuzione di-fatto degli utilizzatori di servizi, ma anche gravi conseguenze sull'abuso di questi strumenti. Basti pensare a quello che ha fatto Cambridge Analytica semplicemente sfruttando i dati contenuti in un'altra piattaforma, ma che succederebbe se una Google o una Meta decidessero di utilizzare la propria piattaforma per attuare una massiccia operazione di Social Engineering?

Cybersecurity

Le decisioni imposte da Google al mercato sono un esempio lampante. La mia ipotesi (di cui ho ragionevole sicurezza) è che la costrizione (perché non c'è un altro termine per definirlo) delle aziende all'uso di siti cifrati non è per niente finalizzata all'aumento "della sicurezza generale" dei siti Internet bensì al rendere più difficile intercettare la quantità di informazioni che vengono raccolte dal gigante dei motori di ricerca. Così come il tentativo di imporre l'adozione di servizi come DNS-over-HTTPS (che metterebbe in crisi, per dirne una irrisoria, tutto il settore dell'industria).

Uno dei punti di forza negli standard aperti risiede proprio nel fatto che possono essere analizzati e affrontati da una quantità eterogenea di individui che, una volta trovato un problema, può proporre una soluzione oppure divulgare la presenza di tale problema e consentire a chiunque di adottare delle contromisure.

Considerazioni

Una delle cose che maggiormente mi preoccupa è la facilità con cui questi giganti della tecnologia riescono a distogliere l'attenzione su elementi di base e quanto la loro parola sia influente rispetto a quella di chi, per anni o decenni, ha contribuito alla creazione di uno strumento di condivisione alla portata di chiunque.

E questa influenza non è solo legata alle scelte politiche. Oggi marketing e hype sono il driver di vendita, non l'innovazione. La stragrande maggioranza delle volte, il valore di una soluzione è basata sull'eco mediatico che genera, non la sua effettiva utilità.

Al pari influenza il mondo del lavoro (qui parlo di settore IT nello specifico) dove le figure scelgono delle "mode" anziché la via pragmatica dell'analisi e creazione di soluzioni a problemi reali.

Spesso al punto di trovarsi a fare delle vere e proprie guerre di religione che si concentrano sulla forma e non sul contenuto.

Talvolta, la cosa più difficile da fare è dire no e andare contro corrente.

Per esempio, decidere di non voler andare verso una soluzione "full-cloud" per evitare di avere retaggi con un fornitore di servizi. Oppure di non utilizzare Google Analytics per rispetto dei propri visitatori e clienti.

O, ancora, decidere di utilizzare soluzioni open-source che non siano sul red-carpet o la bocca di tutti, per poter raggiungere chiunque in qualsiasi condizione senza costringere la persona a dover utilizzare uno strumento od un altro.

Ma, soprattutto, affrontare e risolvere un problema.

Avere la possibilità di scegliere è una cosa che stanno, lentamente, eliminando facendola passare come azione filantropica per il bene della popolazione.

L'innovazione è diversità: punti di vista differenti, idee anche contrastanti che hanno il fine di risolvere un problema.

 

Immagine di copertina di

Note:

1 RFC (Request for Comments) è una raccolta di memorandum e documentazione tecnica su Internet mantenuta dal IETF (Internet Engineering Task Force)

2 Rights Chain fino al 2022 utilizzava CentOS come edizione di base per la propria piattaforma.

3 è opportuno rendere presente che ci siano molte aziende che contribuiscono, in ritorno, al mondo Open Source da cui attingono con contributi di vario genere e con la genuina volontà di migliorare tali soluzioni.

A proposito dell'Autore o Autrice

Sebastian Zdrojewski

Sebastian Zdrojewski

Founder, (He/Him)

Ha lavorato per 25 anni nel settore IT affrontando problemi di sicurezza informatica, privacy e protezione dei dati per le aziende. Nel 2017 fonda Rights Chain, un progetto che mira a fornire risorse e strumenti per il copyright e la protezione della proprietà intellettuale per i creatori di contenuti, gli artisti e le imprese.