Direttiva UE per il diritto d’autore: per grandi editori, non per piccoli autori indipendenti

Se ne parla da anni, con manifestazioni anche importanti di enti come Wikipedia che durante il periodo elettivo ha oscurato la propria enciclopedia in segno di protesta. Ci sono anche state svariate manifestazioni nell’arco dell’anno, con migliaia di partecipanti che protestavano quella che si prospettava come una legge che avrebbe limitato la libertà di espressione.

E nonostante i pronostici e le buone speranze che si erano prospettate a settembre del 2019, i nostri rappresentanti politici hanno dichiarato che sia il caso di far passare questa direttiva, con tutta la follia di alcuni elementi che l’accompagnano.

Morale della favola: entro i prossimi due anni, tutti i paesi dell’Unione Europea dovranno adeguarsi alla direttiva dell’UE sul diritto d’autore. Una cosa molto interessante è notare che la Francia ha subito adottato la Direttiva, mettendola immediatamente in atto, e ora sta spingendo affinché anche gli altri stati dell’UE si adoperino per adottarla nel più breve tempo possibile.

Mettiamo subito in chiaro una cosa: la riforma del diritto d’autore era necessaria. Internet ha cambiato radicalmente le regole del gioco per tutto ciò che è legato al diritto d’autore. Basti vedere che le “regole” con cui oggi è regolato il diritto d’autore risalgono al 1996 e al 2001. Rispetto allo sviluppo tecnologico che abbiamo vissuto dal 2000 le cose sono cambiate drammaticamente.

Drammaticamente perché abbiamo uno strumento che permette di diffondere contenuti e creazioni istantaneamente, senza più doverci appoggiare ad un “editore” che determini la pubblicazione del lavoro (e quindi da quando decorrono i diritti ad esso collegati). Questo ha dato l’opportunità a milioni di creativi di mostrare il proprio talento o semplice voglia di condivisione della creatività.

Drammaticamente perché l’esplosione dei social media e la facilità di accedere al materiale ha creato un malsano meccanismo di “copia/incolla” che va a danno degli stessi autori e creatori, cambiando la natura della pirateria (ovvero la vendita di materiale altrui, copiata abusivamente) e aggiungendo ad essa le truffe on-line (o “scam”) e a cui abbiamo occasione, nel nostro piccolo, di assistere quotidianamente seguendo i profili social di diversi artisti.

La direttiva era necessaria, lo abbiamo detto. Così come è stata proposta sarebbe stata penalizzante, e abbiamo detto anche questo sul nostro blog. C’erano poi le osservazioni individuali che abbiamo espresso attraverso le pagine personali: nel mio caso erano considerazioni in ambito tecnologico e sulla base di riflessioni fatte leggendo la normativa. L’impressione che ne abbiamo evinto è che potesse essere potenzialmente penalizzante per artisti indipendenti o piccoli editori.

Ora che la riforma è passata, iniziano ad apparire articoli scritti da persone più qualificate a giudicare una normativa. Tra questi l’Avvocato Andrea Monti scrive di tecnologia e diritto d’autore, in un suo articolo pubblicato su PC Professionale e sul suo blog intitola: “La direttiva sul copyright non tutela gli autori e mette in pericolo i diritti fondamentali della persona

È abbastanza evidente che l’UE abbia la volontà di migliorare alcune cose, ma al pari ha la capacità di ottenere un risultato quasi diametralmente opposto agli obiettivi prefissati.

Perché non tutela i piccoli autori?

Secondo la direttiva tutte le piattaforme di aggregazione di contenuti dovranno trovare un accordo con i titolari dei diritti dei contenuti per poterli utilizzare.

Facendo un esempio concreto, se io volessi pubblicare un contenuto on-line su una piattaforma (per esempio un video) dovrei mettermi in contatto con il gestore del servizio e trovare un modo per fargli avere un permesso chiaro e non fraintendibile di consentire loro di divulgare il mio contenuto. 

Dal momento che secondo la direttiva, saranno proprio le piattaforme ad assumersi la responsabilità di eventuali violazioni del diritto d’autore, qualsiasi potenziale minaccia di doversi assumere tale responsabilità porterà ad un unico inevitabile risultato: la rimozione del contenuto.

A prescindere dal fatto che la violazione sia reale o meno.

Quindi, se alla piattaforma che distribuisce il mio contenuto dovesse arrivare la segnalazione che è in violazione del diritto d'autore, la piattaforma tutelerà il proprio interesse (non quello dell'autore): rimuoverà il mio contenuto. Così non dovrà rispondere dei danni.

Come faranno i piccoli autori a tutelarsi in questo caso?

In che modo una direttiva così costruita può essere a favore della diffusione della cultura e della creatività?

In che modo, esattamente, tutela gli autori indipendenti?

Permettendomi di citare una frase indicata nell’articolo dell’Avv. Monti, sarebbe stato più onesto chiamare il documento approvato dalla Commissione UE “norme a tutela dell’industria dei contenuti”.

Quindi non c’è soluzione?

Rights Chain sta continuando a lavorare sullo sviluppo di strumenti per aiutare gli artisti a proteggere e gestire i propri lavori in rete. Nella prima metà del 2019 abbiamo anche rilasciato la prima soluzione dedicata alle aziende od organizzazioni che collaborano con artisti: rcRMS.

Attraverso la piattaforma Rights Chain, gli artisti possono registrare i propri lavori e ottenere immediatamente un certificato di registrazione che possono utilizzare per dimostrare di esserne i legittimi proprietari (vuoi saperne di più?).

Attraverso rcRMS, aziende (editori, società di comunicazione, ecc.), organizzazioni o collettivi di artisti possono gestire il trasferimento di lavori ad elevato contenuto creativo (illustrazioni, fotografie, ed a breve anche testi e video) garantendo la tracciabilità degli autori (diritti morali) e del passaggio di proprietà o concessione all’utilizzo.

Entrambe le suddette soluzioni costituiscono un elemento di base da utilizzare per la tutela e gestione dei propri lavori.

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A proposito dell'Autore o Autrice

Sebastian Zdrojewski

Sebastian Zdrojewski

Founder, (He/Him)

Ha lavorato per 25 anni nel settore IT affrontando problemi di sicurezza informatica, privacy e protezione dei dati per le aziende. Nel 2017 fonda Rights Chain, un progetto che mira a fornire risorse e strumenti per il copyright e la protezione della proprietà intellettuale per i creatori di contenuti, gli artisti e le imprese.