Perché non abolire il copyright e tutta l'industria della proprietà intellettuale?

Questo sarebbe perfetto per essere uno dei rant del venerdì che faccio da diverso tempo su Linkedin, ma perché non farlo direttamente sul blog di Rights Chain? Come pensiero laterale, ho semplicemente pensato di spostare la rubrica sul qui presente blog, anziché lasciarlo come post di Linkedin.

E proprio in linea a questo pensiero: tutto è contenuto, il contenuto è tutto.

Aboliamolo. Il diritto d'autore, i marchi, i brevetti, tutto.

Tanto che senso hanno?

Tanto basta andare in una qualsiasi fiera o sagra per trovare merchandise cotntraffatto, comprato su qualche piattaforma e-commerce a prezzi bassissimi.

E, se il merch non si trova, basta aprire Instagram, Tumblr o qualsiasi altra piattaforma per trovare l'immagine che ci piace e renderla un gadget che in quel momento viaggia alla grande. Tanto chi controlla i prodotti artigianali venduti nelle fiere di settore?

Non mi limito a quelle di settore, quegli eventi culturali in cui masse di individui vanno alla ricerca di qualcosa che appaghi l'animo.

Parlo di tutto.

Hai trovato un'illustrazione che ti piace? Scaricala, tanto le probabilità che tu sappia chi sia stato a realizzarla sono sempre più scarse, probabilmente l'hai vista su uno dei "mille mila" profili falsi che vengono creati ogni giorno da bot (che ufficialmente non esistono, perché gli investitori non amano il termine "profili falsi"). Bot che hanno più follower di quanti siano i follower degli artisti che creano quei lavori.

Hai trovato un prodotto che ti interessa ma costa troppo? Passa su quell'altro sito di e-commerce, probabilmente troverai la stessa cosa a un prezzo più basso, ovviamente contraffatto. Sempre che non si tratti di un sito e-commerce civetta e che, oltre al non ricevere il prodotto, trovereai anche la tua carta di credito in vendita sul dark web.

Account falsi che, paradossalmente, in qualche modo riescono anche ad avere un tornaconto ecnomico da quello che fanno, tramite post sponsorizzati grazie al "traffico organico" che loro generano, e gli artisti no.

O che vendono contenuti contraffatti o rubati.

Non sai disegnare, non sei un artista? Ma che problema c'è? Usa Midjourney, Ninijourney o qualsiasi altra IA generativa per creare immagini o fotografie dall'impatto oggettivamente pazzesco. Crea delle stampe, portale ad un evento e vendile. Ma perché non autografarle, anche?

E parlando proprio di MJ, NJ o tutte le IA Generative, perché non menzionare che sono state alimentate con milioni e milioni di lavori creati da altri artisti che, ignari di quanto stesse accadendo, si sono trovati con il proprio lavoro buttato in una fornace algoritmica che, ora, rende economicamente a qualcun altro?

Hai fatto un brano musicale interessante? Pubblicalo su Spotify o qualsiasi altra piattaforma, tra le centinaia di migliaia di brani che vengono caricati ogni giorno, nella speranza di ricevete (forse) qualche millesimo di dollaro per la ristretta cerchia di follower (deja-vu?) che hai faticato a costruirti nell'illusione di poter avere della visibilità? Per poi scoprire che il tuo stesso brano è riprodotto da qualche canale YouTube con qualche centinaio di migliaia di follower, senza crediti, senza nemmeno citare il fatto che sia tuo?

Poi metti che diventi una hit, venga prodotto da qualche artista famoso. Non è male, vero? Tanto come fai a dimostrare di esserne l'autore? E, soprattutto, che forza economica hai per impugnare il diritto di essere riconosciuto come autore o autrice?

Aboliamo l'industria dei marchi registrati.

Tanto ti scontri con colossi di e-commerce che prima ti promettono di darti accesso ad un mercato globale a condizioni estreme (per non usare il termine "schiaviste"). Poi, se il tuo prodotto va bene, lo copiano e diventa un "prodotto di prima scelta". Tanto, tu piccolo artigiano o commerciante, quanto puoi permetterti di andare a combattere un titano che sta dall'altra parte del mondo?

O quella dei brevetti?

Hai creato una soluzione innovativa? Brevettala! Così tutti quelli che hanno sufficiente forza economica, più forte della tua, possono andare a pescare il brevetto, riconoscere la tua idea come innovativa, investire per perfezionarla e commercializzarla in modo più efficiente. Solo per una questione economica: sei di nuovo tu, contro un titano. E il titano, se trova che la tua idea si avvicini anche solo minimamente alla loro, ti manda una lettera di "cortese richiesta di cessazione", che di fatto è una intimidazione a non provarci.

Che senso ha avere una normativa "a tutela della creatività" se tanto non ci sono strumenti per contrastare la catastrofica quantità di violazione della proprietà intellettuale che avviene quotidianamente?

Avete mai provato ad aprire una contestazione per violazione di copyright su una piattaforma social? O per un profilo contraffatto? O per un profilo rubato?

Un meccanismo (appositamente) intricato e complesso che, alla fine, non risolve il problema, bensì continua a buttare lo sporco sotto il tappeto.

Il contenuto viene rimosso, magari la pacca sul polso all'account con la sua sospensione o rimozione.

Ma basta poco!

Il contenuto riappare, da un'altra parte, con un altro nome, con più follower di prima.

Il beneficio per chi ha subito la violazione del proprio lavoro? Nessuno.

Conclusione

Il contenuto è tutto, la creatività è ciò che continua a creare innovazione.

Eppure, su base quotidiana, i contenuti vengono usurpati a tradimento utilizzando armi di diffusione di massa che chiamiamo "social media" a cui, degli autori, non gliene potrebbe fregare di meno: basta che i contenuti fluiscano nella piattaforma, che vengano "consumati" da avidi cercatori di dopamina e generino ulteriore dipendenza.

Non importa chi crea il contenuto, tanto non avrà mai modo né la forza di affrontare un mostro come una piattaforma social media, mentre questa continuerà a fagocitare il lavoro, le ore, gli anni di studi o le trovate geniali dei talenti, falciandoli e buttandoli in un immenso tritacarne mascherato da "opportunità".

La creatività è tutto.

La creatività vale.

Ma sempre meno per chi crea.

A proposito dell'Autore o Autrice

Sebastian Zdrojewski

Sebastian Zdrojewski

Founder, (He/Him)

Ha lavorato per 25 anni nel settore IT affrontando problemi di sicurezza informatica, privacy e protezione dei dati per le aziende. Nel 2017 fonda Rights Chain, un progetto che mira a fornire risorse e strumenti per il copyright e la protezione della proprietà intellettuale per i creatori di contenuti, gli artisti e le imprese.